Categoria: Recensioni
PAESAGGIO DI PIETRA. GLI INSEDIAMENTI RUPESTRI DELLE SERRE SALENTINE.
“Le pietre sono vive. Sono le pagine di un libro, di un romanzo. Raccontano storie: le storie degli uomini. Osservandole possiamo scorgere significati che vanno oltre la materia di cui è fatta la pietra”.
L’autore introduce così la sua opera. Stefano Calò è un giovane archeologo salentino che ha attentamente indagato gli insediamenti rupestri che caratterizzano la Puglia, in generale, ed in particolare la zona del Salento.
Il rapporto fra l’uomo e la pietra risale agli albori della storia. Utilizzata per cacciare e creare utensili, simulacri e opere d’arte. Dove i fattori geologici favorivano la presenza di grotte e caverne l’uomo ha saputo trarne vantaggio sfruttando inizialmente l’ambiente grotta come rifugio e dimora e successivamente considerandolo una rappresentazione simbolica legata a culti e misticismi.
Il fenomeno del vivere in rupe si manifesta non solo durante la Preistoria e il Medioevo, ma anche in periodi più tardi come le fasi post-medievali, nelle quali, benché il vivere in grotta fosse divenuto sempre più marginale, continuò a esistere, associandosi in alcuni casi alle architetture di sottrazione e a quelle realizzate in elevato.
Con il passare del tempo l’ambito sotterraneo ha assolto a funzioni sempre più complesse ed articolate, che hanno portato alla creazione di vere e proprie città scavate nella roccia e complessi monastici che ben poco avevano da invidiare alle architetture costruite in elevato.
Nel volume l’autore descrive come si è sviluppato questo fenomeno all’interno di alcuni insediamenti facenti parte di un comprensorio territoriale fortemente caratterizzato dal punto di vista archeologico.
La speleologia in cavità artificiali, indagando le strutture sotterranee artificiali di interesse storico ed archeologico, riserva particolare interesse per gli insediamenti rupestri perché in tali ambiti appaiono ancora evidenti le tecniche con le quali l’uomo ha superato le innumerevoli difficoltà di adattamento (ad esempio scarsità di acqua, necessità di difendersi dagli attacchi nemici, verticalità dell’insediamento che non favoriva le colture, ecc.).
Anche per questo le Associazioni speleologiche di riferimento nello studio delle cavità artificiali hanno accolto con grande interesse il lavoro di Stefano Calò, che ha ottenuto i patrocini da: Società Speleologica Italiana – Commissione Nazionale Cavità Artificiali, Federazione Hypogea (A.S.S.O., Egeria Centro Ricerche Sotterranee e Roma Sotterranea), Federazione Speleologica Pugliese.
Il volume è edito dalla Arbor Sapientiae Editore S.r.l., Roma, www.arborsapientiae.com
ISBN: 978-88-97805-40-3
Link diretto al sito per l’acquisto online
“Anatolia. Le origini”. A Roma presentazione del volume di Andrea De Pascale
La presentazione del volume “Anatolia. Le origini” (Oltre Edizioni), si svolgerà giovedì 20 novembre 2014, alle
ore 18.00, a Roma al Centro Culturale Turco Yunus Emre presso Ambasciata di Turchia (Istituto Yunus Emre, Via Lancellotti, 18 – su Via dei Coronari).
La presentazione, durante la quale sarà illustrata la nuova edizione aggiornata, sarà moderata dalla Prof.ssa Marcella Frangipane (Archeologa e capo missione degli scavi ad Arslantepe-Malatya, Professore ordinario di Preistoria del Vicino e Medio Oriente presso la Sapienza – Università di Roma) e dal Dr. Andreas Steiner (Direttore della rivista Archeo).
“Lapis specularis, il vetro di pietra”: è ora anche un film.
Il lapis specularis è un gesso secondario, a grandi cristalli trasparenti, facilmente suddivisibile in lastre piane dello spessore desiderato quando viene tagliato lungo il piano di sfaldatura. Deve il suo nome al fatto che, a partire dall’età romana, è stato utilizzato come elemento trasparente per le finestre. Le attività estrattive del gesso speculare in epoca romana, condotte sia all’interno di grotte profondamente modificate dallo scavo sia con la realizzazione di vere e proprie cavità artificiali, sono state analizzate in un recente convegno tenutosi a Faenza (26-27 settembre 2013) e oggetto di una mostra a Zattaglia (Brisighella, 27 settembre 2013 – 15 gennaio 2014).
Abbiamo realizzato il filmato intitolato “Lapis specularis, la luminosa trasparenza del gesso“ con l’intento di documentare tale particolare aspetto dell’utilizzo del gesso, narrando un materiale, un luogo (la Grotta della Lucerna), un ambiente carsico (quello dei Gessi) e le genti che vi hanno vissuto, ponendo come tema centrale del racconto la frequentazione umana delle cavità oggetto di estrazione e giocando sul continuo confronto fra gli antichi cavatori romani e il moderno speleologo.
Il DVD, realizzato dal GSB-USB e dallo Speleo GAM Mezzano col finanziamento della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna, ha ricevuto una menzione speciale allo Hells Bells Speleo Award 2014 ed è arricchito da ulteriori contenuti: foto panoramiche della Grotta della Lucerna (il principale sito estrattivo), un breve filmato girato nel momento della sua scoperta e una più dettagliata spiegazione delle cavità ad oggi note in cui sono visibili le tracce di estrazione del lapis specularis.
È possibile ricevere il DVD versando un contributo di 6,00 Euro per le spese di confezionamento e spedizione sul c.c. intestato all’Unione Speleologica Bolognese c/o UNICREDIT BANCA S.p.A. Filiale di Bologna Piazza Aldrovandi Cod IBAN: IT02G0200802457000002749208 inviando una mail con le generalità, l’indirizzo del destinatario e l’attestazione del versamento a d.demaria@tin.it.
Gli utilizzi del lapis specularis
Diversi scrittori antichi ci raccontano dei differenti usi a cui poteva essere sottoposto il gesso speculare. Oltre a quello più diffuso per le finestre delle abitazioni, lo stesso materiale era impiegato anche nelle lettighe, nonché per realizzare la copertura di piccoli canestri in cui coltivare ortaggi nel periodo invernale. I cristalli, frantumati e ridotti in scaglie di piccole dimensioni, venivano disseminati sulla superficie del Circo Massimo a Roma per ottenere un particolare effetto ottico durante i giochi. Trattandosi di un gesso assolutamente puro, dalla sua cottura si otteneva infine la scagliola vera e propria, utilizzata per realizzare stucchi, le statue decorative degli edifici e le cornici. La polvere trovava inoltre applicazione in campo medico, bevuta nel vino contro la dissenteria e sparsa sopra le piaghe per facilitare la rigenerazione della carne, nonché nella cosmesi femminile, dove era impiegata come cipria.
I luoghi di estrazione
È Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, ad indicarci le principali aree in cui veniva estratta la pietra speculare: “Un tempo la produceva solo la Spagna Citeriore; ora si trova anche a Cipro, in Cappadocia e in Sicilia; poco fa si è scoperta anche in Africa. Comunque a tutte queste è da preferire quella di Spagna; le pietre di Cappadocia sono di dimensioni molto grandi, ma di colore scuro. Anche nella zona di Bologna, in Italia, se ne trovano piccole vene che sono incassate all’interno del gesso”.
Negli ultimi anni, all’interno della Vena del Gesso Romagnola, sono stati individuati diversi punti in cui, a partire dall’età romana, è stato praticato lo scavo del gesso speculare. La prima scoperta, effettuata dallo SpeleoGAM di Mezzano nel 2000, è quella relativa all’importante sito archeologico-estrattivo della Grotta della Lucerna. Ad essa sono seguiti, in rapida successione, i ritrovamenti e la rivisitazione di altre piccole cavità che presentavano analoghi segni di scavo. Tali ricerche stanno delineando un quadro sempre più preciso relativo a questa singolare attività estrattiva.
La Grotta della Lucerna
Questa cavità naturale, situata sulle pendici meridionali di Monte Mauro, è stata oggetto di attività di scavo in età romana, che hanno comportato l’allargamento di diversi rami della grotta e la realizzazione di gallerie artificiali per la ricerca e l’estrazione del gesso speculare, seguendo la rete di fratture contenenti questo particolare minerale trasparente. L’aspetto naturale della grotta è stato pertanto assai modificato dalla attività estrattiva.
Il rinvenimento, all’interno della cavità, dei frammenti di tre lucerne e di una moneta dell’imperatore Antonino Pio consente di datare la frequentazione di questo sito attraverso un arco temporale abbastanza esteso, fra il I-II e il IV-VI secolo d.C. Questo dato cronologico, assieme ad altre considerazioni legate alle caratteristiche della cava, induce a ritenere che l’attività estrattiva del gesso speculare avesse carattere di saltuarietà e fosse praticata da un numero ristretto di persone.
Le operazioni di scavo, avvenute seguendo la giacitura del gesso speculare lungo fratture per lo più verticali, hanno condotto alla realizzazione di gallerie piuttosto strette (50-60 cm) e alte fino a 4-5 metri. Vi si possono rinvenire in più punti le nicchie atte ad ospitare le lucerne (unica fonte di illuminazione sotto terra) e altri incavi destinati a sostenere piccole traverse di legno usate come scala per scendere e risalire lungo i tratti verticali.
Il rilievo di dettaglio delle strutture permette di apprezzare la perizia delle maestranze nella esecuzione dello scavo, praticato tramite diverse tipologie di scalpelli, con particolare attenzione al mantenimento della regolarità della sezione. In diversi punti, partendo dai solchi lasciati nella roccia gessosa, è possibile ricostruire le strutture lignee atte ad ospitare sistemi di carrucole, la cui funzione era quella di agevolare il sollevamento del materiale scavato e il suo trasporto verso l’esterno.
Danilo Demaria
Gli acquedotti di Preneste. Nuove Ipotesi sul tempio della Fortuna Primigenia.
In uscita “Gli acquedotti di Preneste. Nuove Ipotesi sul tempio della Fortuna Primigenia“. Supplemento ad Opera Ipogea 1/2013.
Autore: Luigi Casciotti (Centro Ricerche Sotterranee Egeria; www.speleology.it)
Ad un decennio dalla precedente pubblicazione l’Autore consegna alle stampe il secondo volume dedicato alle opere idrauliche all’antica Preneste. L’investigazione della zona (Palestrina, Roma) iniziata molti anni fa per semplice passione, si è concretizzata in accurata ricerca soltanto negli ultimi anni, in particolare dopo la pubblicazione del volume dedicato a “L’Antico Acquedotto delle Cannucceta”, edita come supplemento alla rivista Opera Ipogea 3/2001, realizzata in stretta collaborazione con il compianto prof. Vittorio Castellani, prematuramente scomparso nel 2006, guida maestra di condivise avventure sotterranee.
Le nuove indagini sono state estese a un vasto ambito dei Monti Prenestini e dai resti delle antiche strutture idrauliche individuate ed esplorate è stato possibile ricostruire i tracciati di altri quattro nuovi acquedotti al servizio della città di Praeneste. Due dei quali verosimilmente a servizio, per quote e direzioni, del Tempio della Fortuna Primigenia.
Fondamentale all’indagine, oltre alle numerose ricognizioni sui luoghi, è stata la “rilettura” di antiche fonti storiche di Praeneste, con particolare attenzione ad alcuni autori classici e dei secoli XVI, e XVIII. La valutazione di alcune citazioni del poeta romano Stazio, dell’erudito rinascimentale F. Alighieri, dello storico prenestino P. Petrini e l’esame dei disegni dell’architetto A. Palladio, hanno favorito la nuova ipotesi ricostruttiva della tholos sommitale del tempio della Fortuna Primigenia.
Le nuove ricerche sulla captazione e il trasporto dell’acqua hanno fornito ulteriori dati sulle antiche tecniche ipogee d’ingegneria idraulica, che si evolsero congiuntamente alle tecniche d’ingegneria mineraria consentendo la realizzazione di opere complesse che in taluni casi richiesero ben quindici anni di lavoro, con un impiego di oltre 30.000 uomini. Il geografo greco Strabone, nel descrivere Roma, affermò che tanta fu l’acqua portata dagli acquedotti, da far scorrere fiumi attraverso la città. Alcuni decenni più tardi Frontino, il curatore delle acque sotto l’imperatore Nerva, li ritenne per la loro utilità più importanti delle grandi piramidi!
Gli acquedotti di Praeneste hanno lunghezze solo di alcuni chilometri, “irrilevanti” se paragonati ai grandi acquedotti della Marcia, del Claudio o dell’Anio Novus dell’Urbe. Tuttavia per le peculiarità delle opere di presa e conduzione aggiungono un nuovo importante tassello alla storia dell’architettura e dell’ingegneria idraulica antica.
INDICE DEL VOLUME
CAPITOLO 1
INQUADRAMENTO STORICO
1.1 L’Acquedotto delle Cannucceta
CAPITOLO 2
L’AREA SORGENTIZIA DEL FOSSATELLO
2.1 I due acquedotti del tempio della Fortuna Primigenia
2.2 L’Acquedotto del Fossatello Occidentale
2.3 L’Acquedotto del Fossatello Orientale
CAPITOLO 3
NUOVE IPOTESI SUL TEMPIO DELLA FORTUNA PRIMIGENIA
CAPITOLO 4
L’AREA SORGENTIZIA DELLA BULLIGA
4.1 L’Acquedotto della Bulliga
CAPITOLO 5
L’AREA SORGENTIZIA DEL FORMALE
5.1 L’Acquedotto del Formale
CAPITOLO 6
L’AREA SORGENTIZIA DELLA CAMPAGNATA
CAPITOLO 7
LE CAPTAZIONI DELL’AGRO PRENESTINO
Conclusioni
Bibliografia opere citate
Bibliografia opere di consultazione
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SCHEDA DELL’OPERA
Pag. 184
Copertina cartonata quadricromia
Interno BN e quadricromia
IN USCITA OPERA IPOGEA 1/2013
PROCEEDINGS OF INTERNATIONAL WORKSHOP
ON SPELEOLOGY IN ARTIFICIAL CAVITIES
“Classification of the typologies of artificial cavities in the world“
Torino/Italy – May 18-20, 2012
Scientific Committee:
Mario PARISE (Chairperson) – Joep ORBONS – Carla GALEAZZI – Roberto BIXIO – Martin DIXON – Hakan EĞILMEZ – Jean Francois GARNIER – Jérôme TRIOLET – Laurent TRIOLET – Luc STEVENS
Organizing Committee:
Fabrizio MILLA (Responsible) – ASSOCIAZIONE GRUPPI SPELEOLOGICI PIEMONTESI – Carla GALEAZZI – Mario PARISE – Alessandra PUERONI – Enrico CROCE
Friday May 18, 2012
Meeting of UIS Commission on Artificial Cavities (In memory of Luigi Barcellari)
President : Mario PARISE (Italy)
Vice President: Joep ORBONS (Netherlands)
Secretary: Carla GALEAZZI (Italy)
Ordinary members:
Roberto BIXIO (Italy)
Martin DIXON (Great Britain)
Hakan EĞILMEZ (Turkey)
Jean Francois GARNIER (France)
Jérôme TRIOLET (France)
Laurent TRIOLET (France)
Luc STEVENS (Belgium)
Saturday May 19, 2012
M. PARISE: Introduction to the workshop
C. GALEAZZI: The typological tree of artificial cavities: a contribution by the SSI Commission
M. PARISE: Hydraulic works: the Map of the Ancient Underground Aqueducts
M. MAINETTI: A Mediterranean Troglodytism database. An overview on the rupestrian settlements of the Mediterranean region
L. STEVENS: The troglodytic castles of the Northern Vosges (France)
L. TRIOLET: Underground refuges and war tunnels
R. BIXIO: A new type of rocky work: the Apiaries
M. DIXON: Underground with Subterranea Britannica – site types and interests
C. CHIAPPINO: The Ancient Mines & Quarries Census Project : a systematical approach to a missed heritage
M. MENEGHINI: The Italian Cadastre of Artificial Cavities
M. PARISE: Artificial Caves as a possible danger: sinkholes and other effects at the surface
G. BADINO: Artificial and natural cavities, the two underground worlds. Which is the largest?…
ROUND TABLE DISCUSSION “A system of classification for artificial cavities: updating of the Italian classification and outcomes from the workshop”.
POSTER SESSION