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HYPOGEA2015 INTERNATIONAL CONGRESS
For the first time Rome (March, 11/17 2015) is playing host to a speleological event of international significance. A city that has the great fortune to possess a huge underground heritage of beauty that must be, in the same way as its worldwide famous monuments, known, preserved and exploited. The International Congress is organized by Hypogea, Federation of Speleological Groups for the artificial cavities, which includes the following three associations: ASSO, Egeria Underground Research Centre and Roma Sotterranea.
The main object of the Congress is to exchange the experience acquired nationally and internationally in the speleological and speleo-underwater research field in artificial hypogeums (works of anthropogenic origin and of archaeological-historical interest), the promotion of the underground historical and cultural heritage, its safeguard and exploitation.
Before the congress there will be a Round Table between Speleologists and Organisations in charge for the environmental, historic and cultural heritage in Italy to discuss the standards, valorisation and risks in artificial cavities.
Visits to undergrounds of speleological interest in the region of Lazio will be arranged after the Congress (personal equipment required). The proceedings will be published as addendum to Opera Ipogea – Journal of Speleology in Artificial Cavities (Italian Speleological Society, ISSN1970-9692.
Acquedotto Traiano ed Acquedotto Paolo: scoperti ed esplorati sconosciuti tratti dei due acquedotti
L’acquedotto Traiano venne costruito dall’imperatore Traiano nel 109 d.C. e raccoglieva le acque di diverse sorgenti attorno al lago di Bracciano (lacus Sabatinus), sui monti Sabatini. Lungo complessivamente 57 km, raggiungeva la città con un percorso in gran parte sotterraneo lungo le vie Clodia e Trionfale e poi su arcate lungo la via Aurelia, entrando a Roma sul colle Gianicolo, sulla riva destra del fiume Tevere. Dopo la caduta dell’Impero Romano il condotto fu interrotto e riparato più volte, fino ad essere abbandonato intorno al IX secolo.
Delle molte sorgenti le più lontane da Roma si trovavano lungo il Fosso di Grotte Renara, a est di Manziana. Da qui un ramo di acquedotto scendeva verso SE fino alla sponda del lago e lo aggirava in senso orario, intercettando lungo il percorso le acque provenienti dalle altre sorgenti. Un ulteriore ramo di acquedotto traeva origine a SE di Oriolo Romano da quella ricca area sorgentizia, oggi denominata Santa Fiora, che è nota per l’omonimo ninfeo. Questo secondo ramo scendeva è stato sempre genericamente indicato scendere verso il lago e ricongiungersi con quello proveniente da Grotte Renara, secondo un percorso che fino ad oggi non era mai stato identificato né descritto con esattezza. Anche perché fu tagliato in un’epoca imprecisata tra il VI e il IX secolo e mai più ripristinato, a differenza di altri rami dell’acquedotto che furono ristrutturati più volte, in particolare nel XVII secolo da papa Paolo V, quando l’acquedotto completamente ricostruito prese il nome di Acqua Paola.
Dall’estate del 2013 il Centro Ricerche Sotterranee Egeria e l’associazione Roma Sotterranea (Federazione Hypogea, Commissione Nazionale Cavità Artificiali SSI) stanno svolgendo una accurata indagine sul territorio che ha consentito il ritrovamento e l’esplorazione di questo tratto dimenticato dell’acquedotto Traiano. Alle esplorazioni partecipano numerosi tecnici e ricercatori afferenti ai due gruppi e Luigi Manna del Gruppo Cudinipuli.
Le sorgenti della Fiora, dopo un lungo periodo di abbandono e di probabile utilizzo locale, furono impiegate a partire dal 1698 per alimentare Bracciano, attraverso l’acquedotto Orsini – Odescalchi, che raggiungeva la cittadina con un percorso in parte sotterraneo e in parte su arcate e ancora oggi alimentano l’acquedotto moderno di Bracciano. Se le sorgenti della Fiora erano ben note, del condotto che le raccordava al ramo di Grotte Renara si era persa memoria. Vari autori antichi e moderni ne hanno ipotizzato il tracciato ma sempre, come abbiamo scoperto nel corso delle nostre ricerche, con grossi errori di localizzazione: lo stesso Ashby (The Aquaeducts of Ancient Rome, 1935, p. 301) ipotizza, sbagliando, una ripida discesa nella valle del fosso di Fiora fino a Vigna Grande.
Il condotto scende dalla Fiora accostando inizialmente la sponda orografica sinistra del Fosso di Fiora per poi uscirne dirigendosi verso NE, sempre con lieve pendenza, seguendo all’incirca la curva di livello e quindi mantenendosi ben sopra i 300 m s.l. Dopo alcuni km inizia una discesa sempre più ripida verso Vigna Orsini ove si presume si trovasse il punto di raccordo con il ramo proveniente da Grotte Renara. Il percorso è risultato quasi interamente sotterraneo, realizzato a poca profondità, mediante trincea ricoperta. Un solo tratto è visibile sopra suolo, per il superamento di un piccolo fosso, tutti gli altri piccoli corsi d’acqua vengono sottopassati. La stessa cosa doveva avvenire in un punto non più visibile presso la sorgente, in corrispondenza degli impianti moderni dell’acquedotto di Bracciano.
Gran parte del percorso è stato individuato seguendo i pozzi collassati e i tratti residuali della trincea. Ciò che resta dell’acquedotto appare in tutto il suo fascino di opera idraulica “imperiale”, frutto di una tecnologia matura e realizzato con uno standard costruttivo elevatissimo ed uniforme per decine di chilometri. L’intonaco impermeabile è bianco e in perfetto stato, così come l’opus reticolatum dei rivestimenti: se non fosse stata distrutta la struttura sarebbe probabilmente ancora funzionante!
Le ricognizioni speleologiche hanno permesso di acquisire i rilievi topografici e le immagini delle tante porzioni sin qui rintracciate.
Di Carla Galeazzi e Carlo Germani ©EgeriaCRS, Vittorio Colombo ©Roma Sotterranea
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L’acquedotto Paolo fu costruito ricalcando in parte il tracciato del “Aqua Traiana”, per volere di Papa Paolo V per l’approvvigionamento idrico del Gianicolo e della sottostante area di Trastevere, ma in realtà il pontefice mirava soprattutto a poter disporre di una cospicua riserva d’acqua per i giardini della sua residenza vaticana. La struttura del più antico acquedotto traianeo infatti venne in parte distrutta e ricostruita per dar vita all’Acquedotto Paolo.
Gli speleologi del Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio sono riusciti ad accedere in un tratto dell’acquedotto Paolo di cui si era persa ogni traccia attraverso un crollo creatosi sulla volta del cunicolo idraulico. Individuato nei boschi del territorio di Bracciano da Elena Felluca del G.S.A.V. questo tratto dell’acquedotto, che non era mai stato oggetto di alcuna ispezione da parte di altri speleologi e quindi inedito dal punto di vista degli studi, risulta ancora attivo e riceve acqua da diverse sorgenti presenti lungo in suo tracciato. La progressione all’interno risulta particolarmente difficoltosa a causa dell’acqua in alcuni tratti particolarmente alta e per alcuni crolli relativi alla volta del condotto.
Si notano all’interno del cunicolo numerosi interventi di restauro, mentre alcuni tratti dell’acquedotto sembrano senza dubbio di epoca romana a conferma che l’acquedotto Paolo ricalca con ogni probabilità il percorso di una delle tante prese di captazione del più antico Acquedotto di Traiano. Le prime ricerche all’interno dei bottini di captazione e delle sorgenti
dell’Acquedotto Paolo da parte degli speleologi del G.S.A.V. risalgono agli inizi degli anni novanta, dove erano stati già individuati una serie di prese di captazione nonché alcuni ponti-condotti presenti nel territorio di Bracciano con targhe in pietra su cui era scritto “aqva pavla”.
Durante le ultime ricognizioni speleologiche sono stati effettuati i rilievi e le foto del manufatto idraulico. Nei prossimi giorni sono previste nuove esplorazioni speleologiche all’interno dell’acquedotto per completare la documentazione tecnica che sarà oggetto di una pubblicazione da parte del Gruppo Vespertilio. Hanno preso parte alle indagini: Elena Felluca, Cristiano Ranieri, Loredana Fauci, Elena Besana, Fabrizio Marincola, Mario Ranieri e Luigi Felluca.
Di Cristiano Ranieri ©Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio.
I risultati di entrambi gli studi speleologici sul Traiano e sul Paolo saranno presentati al Congresso Internazionale di Speleologia in Cavità Artificiali “Hypogea 2015” che si terrà a Roma tra il 12 e il 17 marzo 2015.
A Bari una mostra sul vivere in grotta in area mediterranea
Si inaugura oggi alle ore 18 a Bari la mostra “Italia Turchia: il vivere in grotta lungo le vie della Puglia e della Cappadocia”, organizzata dall’Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi (Bari).
L’esposizione, ospitata nella sala centrale del Palazzo della ex Posta Centrale, storico stabile anni ’30 nel centro di Bari, è il risultato del progetto scientifico “Cultural Rupestrian Heritage in the Circummediterranean Area”, cofinanziato dalla Comunità Europea, al quale hanno partecipato, oltre alla Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze anche università spagnole, francesi, turche e greche e per la componente speleologica di supporto il Centro Studi Sotterranei di Genova. A Massafra (Taranto) è stato inoltre costituito un Centro di documentazione internazionale sull’Habitat rupestre dell’Area mediterranea.
I risultati dei lavori, svolti da 80 esperti dell’habitat rupestre per il progetto europeo, è stato presentato in convegni in Italia (Massafra e Firenze) e in Turchia, a Nevsehir (Cappadocia) e a Istanbul. Il Centro internazionale di documentazione sull’Habitat rupestre dell’Area Mediterranea, Massafra (TA), ha allestito il materiale per illustrare le attività svolte nel progetto europeo Programma Cultura 2007-2013.
La mostra ha l’obiettivo di divulgare i risultati del lavoro svolto presentando il materiale fotografico e grafico prodotto dall’Università di Firenze, Dipartimento di Architettura, sotto la guida della prof. Carmela Crescenzi e prof. Marcello Scalzo ed i repertori fotografici acquisiti nel corso della Missione Cappadocia 2011 dal fotografo Umberto Ricci (Archeogruppo Massafra).
Il corpus consiste in oltre un centinaio di pannelli fotografici che attestano il lavoro svolto dalle differenti equipe che hanno preso parte alla missione e che illustrano la complessità del vivere in ambiente rupestre, ma anche le manifestazioni artistiche di tali contesti, noti in tutto il mondo, quali chiese affrescate, particolarità delle forme architettoniche e delle erosioni a cono che caratterizzano l’ambiente della Cappadocia. Una sezione integrativa consente di porre l’attenzione sulle specificità presenti sul territorio che ospita la mostra: insediamenti in Puglia ed alcuni siti della città di Bari.
La mostra durerà dal 9 al 25 ottobre 2013.
Indirizzo ed orari di visita: Palazzo Ex Posta Centrale, Piazza Cesare Battisti, Bari.
Orari di apertura: dal Lunedì al Venerdì ore 9,00 – 19,00; Sabato ore 9,00 – 12,30.