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Il rifugio antiaereo di Molassana (Genova)
Nell’ambito delle ricognizioni effettuate all’interno di ipogei inediti, siti nel Comune di Genova, si è provveduto a visitare e rilevare una struttura di protezione antiaerea che si trova nel quartiere genovese di Molassana. La pianta generale del rifugio è a tridente con tre ingressi, dei quali, quello centrale, occluso da materiale franato dalla collinetta soprastante. Gli accessi sono protetti da muri anti soffio dello spessore di circa 1 m.
La galleria dell’interno, dello sviluppo lineare complessivo di circa 70 m, ha una larghezza variabile da 3 a 1,5 m e un’altezza media di 2 m. ed è caratterizzata da bellissime concrezioni calcaree di diverse e complesse fogge e cospicua presenza di fauna ipogea. è stata infatti visivamente rilevata la presenza del pipistrello Rhinolophus ferrumequinum, del geotritone del genere Speleomantes, dell’artropode Scutigera coleoptrata e della caratteristica lumachina blu del genere Oxychilus.
Si segnala inoltre la presenza, nei pressi del ingresso centrale, di una piccola edicola votiva di forma triangolare sotto la quale è ancora parzialmente leggibile un’iscrizione di colore rosso, recante la dicitura “Ora pro nobis”, ed il numero 43, forse l’anno di costruzione della struttura o di dedica dell’effige sacra attualmente scomparsa. Come di consueto, seguiranno indagini archivistico-bibliografiche al fine di approfondire il contesto in cui si colloca la struttura.
Contributo di Henry De Santis con la collaborazione di Alberto Romairone e Andrea Roccatagliata (Speleo Club Gianni Ribaldone Genova).
Il Bunker antiaereo di Genova Pegli
Nell’ambito dell’attività di speleologia in cavità artificiali lo Speleo Club Gianni Ribaldone Genova ha in corso diverse esplorazioni di ipogei inediti siti nel comune di Genova. Attualmente, la ricognizione ha avuto per oggetto una struttura sotterranea, posta nel quartiere genovese di Pegli, la cui destinazione d’uso è in fase di accertamento poiché, pur ipotizzando che avesse una funzione di protezione antiaerea, è scavata in una vena di Metagabbri ferrosi, formazione geologica che potrebbe far pensare ad un saggio minerario. Non è escluso che inizialmente l’ipogeo fosse stato ricavato per questo ultimo scopo e, successivamente, riadattato alle esigenze belliche.
La pianta generale è a ferro di cavallo con due ingressi, dei quali uno occluso da materiale franoso e l’altro parzialmente obliterato da materiali di risulta e rifiuti. L’unica galleria dell’interno, dello sviluppo lineare complessivo di circa 55 m, ha una larghezza variabile da 2 a 5 m ed un’altezza media di 2,25 m e dentro di essa sono fiorite delle belle concrezioni calcaree, complice anche il vivace stillicidio presente.
Curiosa la presenza di alcuni pali per fondamenta che hanno sfondato il tetto della cavità e attraverso i quali è colato parecchio cemento che ha creato delle caratteristiche montagnole simili a colate stalagmitiche. E’ stato eseguito il rilievo dell’interno e tratta copiosa documentazione fotografica alla quale seguiranno ricerche archivistiche per accertare la reale destinazione d’uso del manufatto.
Henry De Santis (Speleo Club Gianni Ribaldone)