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Il 26 settembre 2015 a Bologna torna la Notte Blu

Flyer Notte Blu 2015

L’appuntamento è dalle 18 a mezzanotte, in Piazza 20 Settembre n. 7 (Cassero di Porta Galliera).

Anche quest’anno a Bologna si ripete l’evento che consente di conoscere i tanti aspetti che legano l’acqua e la città, con oltre 30 appuntamenti fra visite guidate, proiezioni, concerti e spettacoli teatrali, distribuiti fra chiuse, sostegni, canali, antichi opifici azionati dall’energia idraulica, edifici storici e moderne minicentrali idroelettriche.

Dopo il successo dello scorso anno, con le visite guidate alle cinquecentesche Conserve di Valverde, il Gruppo Speleologico Bolognese-Unione Speleologica Bolognese propone un nuovo itinerario alla scoperta della Bologna sotterranea.

Saremo infatti ospiti degli amici di Legambiente al Cassero di Porta Galliera, in Piazza 20 Settembre, di fronte alla Stazione centrale FS.

Porta Galliera – Bologna

 

Oggetto delle visite guidate sarà il Canale delle Moline, che oggi scorre per lungo tratto in sotterraneo sotto la città, e che proprio qui mostra uno dei pochi affacci in superficie.

Nei pressi della Porta, fra il 1330 e il 1511, venne costruita dai pontefici per ben cinque volte una forte rocca, come simbolo del loro tentativo di dominio sulla città, ma per altrettante volte questa venne attaccata e demolita dai Bolognesi. Dell’ultima di esse rimane una sdrucita porzione di torrione nei pressi della Montagnola, il vasto rialzo formatosi proprio a partire dall’accumulo dei materiali conseguente allo smantellamento della rocca papale.

Sempre nei pressi della Porta, nel 1493, Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna, fa costruire un porto fluviale, spostando nei pressi della città quello esistente fin dal IX secolo a Corticella. Da qui, tramite una serie di canali navigabili, si poteva giungere a Ferrara e al Po e quindi a Venezia, a Mantova e a Milano: attraverso le acque interne un’unica grande rete commerciale congiungeva tutte le principali città del Nord Italia. I resti del porto sono stati rinvenuti in anni recenti e sono visibili proprio in corrispondenza della Porta.

Accesso al sotterraneo Canale delle Moline a Porta Galliera

 

Lungo il Canale delle Moline, come indica il nome, dal 1516 rimasero attivi per secoli gli stabilimenti per macinare il grano, appartenenti all’Università delle Moline e delle Moliture, ossia alla corporazione cittadina dei mugnai. Poco prima di giungere alla Porta alle acque del canale artificiale si uniscono quelle dell’unico corso d’acqua naturale di Bologna, il torrente Aposa, anch’esso oggi totalmente sotterraneo.

Oltre alle visite guidate al Canale delle Moline si susseguiranno le proiezioni di un video sui percorsi nascosti dei canali di Bologna e non mancherà il punto di ristoro con ottime crescentine.

Le visite ai sotterranei del Canale delle Moline saranno esclusivamente dietro prenotazione da effettuarsi sul sito www.gsb-usb.it (per maggiori informazioni contattare il 331 6457292).

Danilo Demaria

Al via il progetto di studio sulle gallerie delle Terme di Porretta

Porretta è una rinomata località termale nell’alto Appennino Bolognese, a una distanza di 60 km dal capoluogo emiliano e a 40 da Pistoia. Collocata sulla sponda sinistra del Reno, a una quota di 350 m slm, è attraversata da un cospicuo corso d’acqua, il Rio Maggiore. La frequentazione delle terme si deve fare risalire almeno all’età romana, stando alle testimonianze archeologiche emerse in vari tempi, la più significativa delle quali è rappresentata dal mascherone in marmo (databile al I sec. d.C.) che ne è diventato il simbolo ufficiale. Non si può peraltro escluderne l’utilizzo nel precedente periodo etrusco, essendo la valle del Reno la principale via di transito fra l’Etruria tirrenica e quella padana.

La galleria sotterranea che collega gli stabilimenti della Porretta Vecchia e della Puzzola

Le acque termali sgorgano in più punti del territorio e possiedono caratteristiche chimico-fisiche differenti: tale diversità e peculiarità è alla base di quell’ampio spettro di applicazioni in campo medico e curativo che, nel corso dei secoli, ha reso famosa Porretta nel panorama del termalismo italiano.

Si distinguono pertanto due principali zone sorgentizie: le Terme Alte e quelle Basse. Le prime sono situate nel punto più elevato dell’abitato, suddivise nelle fonti del Leone e Bovi in sinistra del Rio Maggiore e in quelle Donzelle, Reale, Marte e Tromba sulla sua destra idrografica. Le Terme Basse sono poste a circa 1 km in linea d’aria verso SE rispetto alle precedenti e sono distinte in Porretta Vecchia, Porretta Nuova e Puzzola.

Fra fine Ottocento e inizi Novecento sono state realizzate due gallerie, di varia lunghezza, che hanno intercettato acque termali: la prima collega Porretta Vecchia e Puzzola e al suo interno sgorga la principale sorgente della Porretta Nuova, la seconda riguarda la fonte delle Donzelle. In questo quadro – e visti gli studi già compiuti dal nostro Gruppo speleologico sulle strutture idrauliche sotterranee bolognesi, come l’Acquedotto Romano e le altre opere di captazione tardo medievali e rinascimentali – si è sviluppata questa nuova collaborazione con la Società di gestione delle Terme di Porretta.

Infatti, tra le altre prescrizioni contenute nella concessione mineraria, viene posta attenzione all’aspetto ambientale, con particolare riferimento alle garanzie del buon uso della risorsa mineraria, delle sorgenti, delle pertinenze minerarie ed al rispetto delle disciplina relativa alla corretta gestione degli emungimenti. Tra le operazioni necessarie a tale corretta utilizzazione rientrano anche gli approfondimenti tesi ad una sempre maggiore conoscenza scientifica del circuito idrotermale.

La sorgente Porretta Nuova, che sgorga all’interno della galleria

Pertanto la convenzione fra GSB-USB e Terme di Porretta si pone l’obiettivo di approfondire gli studi esistenti sul termalismo porrettano, con particolare riguardo alle gallerie artificiali della Porretta Vecchia e delle Donzelle, per dare un quadro conoscitivo ancor più preciso dell’andamento dell’intero giacimento; si tratta infatti di una tipologia di cavità di alto interesse scientifico e sicuramente singolare, in quanto nel panorama nazionale non sono attualmente note o descritte situazioni analoghe.

Ciò consentirà di acquisire ed elaborare ulteriori dati, così da meglio definire gli aspetti geologici e mineralogici delle rocce dalle quali scaturiscono le acque salsobromoiodiche e solfuree, coinvolgendo Istituzioni del settore con specifiche esperienze in campo speleologico, geologico, mineralogico e topografico per avere un supporto tecnico-scientifico in materia di studio di cavità ipogee artificiali.

In particolare l’intervento si articolerà nei seguenti punti:

  • Indagine dei manufatti tramite un rilievo topografico di dettaglio, teso ad individuarne l’esatto andamento in pianta;
  • Georeferenziazione sulla cartografia ufficiale della Regione Emilia Romagna o sulle mappe catastali delle gallerie;
  • Rilievo geologico per le porzioni di cunicolo che sono prive di centina e si mostrano in roccia viva;
  • Localizzazione dei diversi punti sorgentizi, ciascuno dei quali possiede differenti caratteristiche fisiche ed idrochimiche;
  • Studio dei depositi chimici e concrezionari che si rinvengono in più punti delle gallerie con la collaborazione del prof. Paolo Forti, dell’Istituto Italiano di Speleologia dell’Università di Bologna;
  • Esecuzione di un’apposita documentazione video e fotografica, da affiancare ad una ricerca storico-archivistica, tesa a recuperare eventuali documenti sulla realizzazione dei manufatti (come vecchie piante, progetti, ecc.).L’intero progetto, che si svolge con la supervisione del direttore minerario delle Terme, dott. Stefano Vannini, vedrà anche momenti di approfondimento e divulgazione delle conoscenze acquisite, tramite futuri incontri tematici.

Danilo Demaria

IV Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica

Dopo la recente proiezione alla XXV Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto, il video sulle cave romane di Lapis specularis sarà presente, su invito degli organizzatori, alla IV Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica, che si svolgerà dal 6 al 9 novembre prossimi a Licodia Eubea (CT).

Ulteriori informazioni e il programma completo della manifestazione sono disponibili al sito:

www.rassegnalicodia.it

programma Licodia Eubea copia br

 

A Bologna la notte è ancora blu apertura straordinaria Bagni di Mario

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L’11 Ottobre ritorna a Bologna l’appuntamento dedicato alle vie d’acqua, di superficie e sotterranee, che nel corso dei secoli hanno caratterizzato la vita della città emiliana. Dalle 17 alle 24 in diversi luoghi di Bologna e dintorni si svolgeranno tante iniziative per ricordare l’acqua e promuovere e salvaguardarne il patrimonio idraulico e sotterraneo.

Nell’ambito della manifestazione segnaliamo le visite alla Conserva di Valverde (Bagni di Mario).

Questa singolare opera sotterranea, che si sviluppa su due livelli, è stata realizzata nel 1563 per alimentare la fontana del Nettuno e le altre fontane poste nel Palazzo Comunale. L’acqua veniva raccolta tramite una serie di cunicoli che si inoltrano sotto il colle di Valverde e, una volta depurata nella grande sala ottagonale centrale, giungeva al cuore della città attraverso un altro condotto sotterraneo lungo oltre 1,3 km, raccogliendo lungo il suo percorso anche le acque derivate da una ulteriore opera di captazione sotterranea, la Fonte Remonda (Quattrocentesca).

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In occasione della Notte Blu il monumento viene eccezionalmente riaperto al pubblico: si potranno pertanto ripercorrere questi ambienti sotterranei dotati di un fascino tutto particolare e ammirarne le grandiose architetture, che uniscono alla loro bellezza formale un’alta valenza tecnica, splendido esempio della cultura del Rinascimento. Le visite, curate dal Gruppo Speleologico Bolognese, sono su prenotazione e a numero limitato: per le iscrizioni consultare il sito www.gsb-usb.it

Tutto il calendario delle iniziative e ulteriori informazioni e notizie sono disponibili sul sito www.notteblubologna.it

Lapis Specularis alla Rassegna del Cinema Archeologico Rovereto

Cop. Programma RoveretoDopo aver partecipato al Festival Alpi Giulie Cinema (Trieste, febbraio 2014) il video dedicato alle cave sotterranee romane di Lapis specularis – recentemente scoperte nella Vena del Gesso Romagnola – sarà presente anche alla 25a Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto, che si svolgerà dal 7 all’11 ottobre 2014.

La proiezione è prevista nel pomeriggio di giovedì 9/10.

Il programma completo della manifestazione è disponibile su www.museocivico.rovereto.tn.it

Programmazione Lapis Rovereto copia

“Lapis specularis, il vetro di pietra”: è ora anche un film.

Il lapis specularis è un gesso secondario, a grandi cristalli trasparenti, facilmente suddivisibile in lastre piane dello spessore desiderato quando viene tagliato lungo il piano di sfaldatura. Deve il suo nome al fatto che, a partire dall’età romana, è stato utilizzato come elemento trasparente per le finestre. Le attività estrattive del gesso speculare in epoca romana, condotte sia all’interno di grotte profondamente modificate dallo scavo sia con la realizzazione di vere e proprie cavità artificiali, sono state analizzate in un recente convegno tenutosi a Faenza (26-27 settembre 2013) e oggetto di una mostra a Zattaglia (Brisighella, 27 settembre 2013 – 15 gennaio 2014).

Abbiamo realizzato il filmato intitolatoLapis specularis, la luminosa trasparenza del gesso con l’intento di documentare tale particolare aspetto dell’utilizzo del gesso, narrando un materiale, un luogo (la Grotta della Lucerna), un ambiente carsico (quello dei Gessi) e le genti che vi hanno vissuto, ponendo come tema centrale del racconto la frequentazione umana delle cavità oggetto di estrazione e giocando sul continuo confronto fra gli antichi cavatori romani e il moderno speleologo.

Il DVD, realizzato dal GSB-USB e dallo Speleo GAM Mezzano col finanziamento della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna, ha ricevuto una menzione speciale allo Hells Bells Speleo Award 2014 ed è arricchito da ulteriori contenuti: foto panoramiche della Grotta della Lucerna (il principale sito estrattivo), un breve filmato girato nel momento della sua scoperta e una più dettagliata spiegazione delle cavità ad oggi note in cui sono visibili le tracce di estrazione del lapis specularis.

È possibile ricevere il DVD versando un contributo di 6,00 Euro per le spese di confezionamento e spedizione sul c.c. intestato all’Unione Speleologica Bolognese c/o UNICREDIT BANCA S.p.A. Filiale di Bologna Piazza Aldrovandi Cod IBAN: IT02G0200802457000002749208 inviando una mail con le generalità, l’indirizzo del destinatario e l’attestazione del versamento a d.demaria@tin.it.

Gli utilizzi del lapis specularis

Diversi scrittori antichi ci raccontano dei differenti usi a cui poteva essere sottoposto il gesso speculare. Oltre a quello più diffuso per le finestre delle abitazioni, lo stesso materiale era impiegato anche nelle lettighe, nonché per realizzare la copertura di piccoli canestri in cui coltivare ortaggi nel periodo invernale. I cristalli, frantumati e ridotti in scaglie di piccole dimensioni, venivano disseminati sulla superficie del Circo Massimo a Roma per ottenere un particolare effetto ottico durante i giochi. Trattandosi di un gesso assolutamente puro, dalla sua cottura si otteneva infine la scagliola vera e propria, utilizzata per realizzare stucchi, le statue decorative degli edifici e le cornici. La polvere trovava inoltre applicazione in campo medico, bevuta nel vino contro la dissenteria e sparsa sopra le piaghe per facilitare la rigenerazione della carne, nonché nella cosmesi femminile, dove era impiegata come cipria.

I luoghi di estrazione

È Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, ad indicarci le principali aree in cui veniva estratta la pietra speculare: “Un tempo la produceva solo la Spagna Citeriore; ora si trova anche a Cipro, in Cappadocia e in Sicilia; poco fa si è scoperta anche in Africa. Comunque a tutte queste è da preferire quella di Spagna; le pietre di Cappadocia sono di dimensioni molto grandi, ma di colore scuro. Anche nella zona di Bologna, in Italia, se ne trovano piccole vene che sono incassate all’interno del gesso”.

Negli ultimi anni, all’interno della Vena del Gesso Romagnola, sono stati individuati diversi punti in cui, a partire dall’età romana, è stato praticato lo scavo del gesso speculare. La prima scoperta, effettuata dallo SpeleoGAM di Mezzano nel 2000, è quella relativa all’importante sito archeologico-estrattivo della Grotta della Lucerna. Ad essa sono seguiti, in rapida successione, i ritrovamenti e la rivisitazione di altre piccole cavità che presentavano analoghi segni di scavo. Tali ricerche stanno delineando un quadro sempre più preciso relativo a questa singolare attività estrattiva.

La Grotta della Lucerna

Questa cavità naturale, situata sulle pendici meridionali di Monte Mauro, è stata oggetto di attività di scavo in età romana, che hanno comportato l’allargamento di diversi rami della grotta e la realizzazione di gallerie artificiali per la ricerca e l’estrazione del gesso speculare, seguendo la rete di fratture contenenti questo particolare minerale trasparente. L’aspetto naturale della grotta è stato pertanto assai modificato dalla attività estrattiva.

Il rinvenimento, all’interno della cavità, dei frammenti di tre lucerne e di una moneta dell’imperatore Antonino Pio consente di datare la frequentazione di questo sito attraverso un arco temporale abbastanza esteso, fra il I-II e il IV-VI secolo d.C. Questo dato cronologico, assieme ad altre considerazioni legate alle caratteristiche della cava, induce a ritenere che l’attività estrattiva del gesso speculare avesse carattere di saltuarietà e fosse praticata da un numero ristretto di persone.

Le operazioni di scavo, avvenute seguendo la giacitura del gesso speculare lungo fratture per lo più verticali, hanno condotto alla realizzazione di gallerie piuttosto strette (50-60 cm) e alte fino a 4-5 metri. Vi si possono rinvenire in più punti le nicchie atte ad ospitare le lucerne (unica fonte di illuminazione sotto terra) e altri incavi destinati a sostenere piccole traverse di legno usate come scala per scendere e risalire lungo i tratti verticali.

Il rilievo di dettaglio delle strutture permette di apprezzare la perizia delle maestranze nella esecuzione dello scavo, praticato tramite diverse tipologie di scalpelli, con particolare attenzione al mantenimento della regolarità della sezione. In diversi punti, partendo dai solchi lasciati nella roccia gessosa, è possibile ricostruire le strutture lignee atte ad ospitare sistemi di carrucole, la cui funzione era quella di agevolare il sollevamento del materiale scavato e il suo trasporto verso l’esterno.

Danilo Demaria

Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo romano dall’estrazione all’uso

Faenza (RA) – Un convegno internazionale mette a confronto per la prima volta in Italia esperti di lapis specularis, il vetro di pietra (o pietra di luna) degli antichi romani

giovedì 26 e venerdì 27 settembre 2013, dalle ore 9
al Museo Civico di Scienze Naturali “Malmerendi”
Via Medaglie d’Oro n. 51
Faenza (RA)
Ingresso libero – Info 0546.662425 – 338.1600208

Diafano come il ghiaccio, trasparente come l’aria più pura, lapis duritia marmoris,  candidus atque translucens, per usare le parole di Plinio nella Naturalis Historia, il lapis specularis è un minerale affascinante. Derivato del gesso, ha la caratteristica di sfogliarsi in strati abbastanza sottili da far passare la luce, presentando quindi le stesse peculiarità del vetro.
I Romani ne facevano ampio uso e passeggiando per Ercolano o Pompei è ancora possibile vedere alcune finestre chiuse da lastre di questa pietra. Sempre nella Naturalis Historia (XXXVI, 160- 161), Plinio indica le principali cave di lapis nel bacino del Mediterraneo: Turchia, Tunisia, Cipro, Italia -vicino a Bologna e in Sicilia- e Spagna, in particolare la Spagna Citerior, nell’area che circonda la città di Segóbriga.
Non è dunque per scarso utilizzo quanto piuttosto per mancanza di considerazione da parte del mondo scientifico se questa pietra è poco o nulla conosciuta in Italia.
Il convegno internazionale “Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo romano dall’estrazione all’uso”, in assoluto il primo in Italia su questo argomento, vuole colmare questa lacuna.
Organizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e dal Parco della Vena del Gesso Romagnola, il convegno si terrà il 26 al 27 settembre nel Museo Civico di Scienze Naturali “Malmerendi” di Faenza (RA) e riunirà archeologi, speleologi, storici e geologi, avvalendosi della partecipazione degli archeologi spagnoli del progetto “Cienmil pasos alrededor de Segóbriga“ che illustreranno la decennale esperienza maturata nelle cave di lapis della zona vicino a Segóbriga, non lontano da Madrid.
Al termine del convegno, sarà inaugurata (ore 18.30) nel Centro “M. Guaducci” di Zattaglia in Via Provinciale, località Zattaglia, a Brisighella (RA), la mostra “Il vetro di pietra. Il lapis specularis nel mondo romano: dall’estrazione all’uso” (27 settembre – 15 dicembre), con una ricostruzione storica a cura dell’Equipo Lapis Specularis, sulla lavorazione del lapis in età romana.
L’esposizione sarà incentrata sui materiali archeologici di epoca romana rinvenuti all’interno della Grotta della Lucerna e durante lo scavo dell’edificio romano di Ca’ Carnè, nel Parco della Vena del Gesso Romagnola, a cui si aggiungono i reperti recuperati nel corso di ricerche di superficie o di scoperte occasionali nel territorio del parco. La mostra sarà integrata dalle ricostruzioni didattiche degli indumenti e delle attrezzature dei minatori romani.

Programma del Convegno

GIOVEDÌ 26 SETTEMBRE 2013
ore 9,00 Saluti istituzionali
Filippo Maria Gambari, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Luciana Garbuglia, Presidente dell’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna
Giovanni Malpezzi, Sindaco di Faenza

Apertura del Convegno (Massimo Isola, Assessore alla Cultura del Comune di Faenza)

Il lapis specularis nel mondo romano
ore 10,00 – Chiara Guarnieri
Il lapis specularis nel mondo romano: dall’estrazione all’uso: le ragioni di un convegno
ore 10,20 – María José Bernárdez Gómez, Margarita Díaz Molina, Juan Carlos Guisado di Monti
Las Explotaciones mineras romanas de lapis specularis en la Hispania Citerior y su contexto arqueológico en el Imperio romano
ore 10,40-11,20 Pausa caffè
ore 11,20 – Gabriella Poma
Aspetti giuridici e legislativi della gestione delle cave
ore 11,40 – Claudia Tempesta
Quod vitri more transluceat. Il lapis specularis nella testimonianza delle fonti
ore 12,00 – María José Bernárdez Gómez, Juan Carlos Guisado di Monti, Alejandro Navares Martín, Fernando Villaverde Mora
Métodos de trabajo aplicados al estudio de la minería del lapis specularis desde el ámbito de la espeleología
ore 12,20-13,00 Discussione
ore 13,00-15,00 Pranzo

Le cave di lapis specularis nel bacino del Mediterraneo
ore 15,00 – María José Bernárdez Gómez, Emilio Guadalajara Guadalajara, Juan Carlos Guisado di Monti, Alejandro Navares Martín, Fernando Villaverde Mora
Las minas romanas de lapis specularis de la Mora Encantada (Torrejoncillo del Rey), Máximo Parrilla (Saceda del Río-Huete) y el Pozolacueva (Torralba) en Cuenca, como activos patrimoniales y turísticos
ore 15,20 – Andrea Benassi
Ad Speculum: brevi note da una survey alla ricerca di siti e modalità estrattive di lapis specularis nella provincia dell’Africa Proconsolare
ore 15,40 – Domenica Gullì
La grotta Inferno presso Cattolica Eraclea (AG). Una miniera di età romana di lapis specularis
ore 16,00 – Danilo De Maria
La Lucerna di Plinio
ore 16,20 – Massimo Ercolani, Piero Lucci, Baldo Sansavini
Le miniere di lapis nella Vena del Gesso romagnola: scoperta, esplorazione e rilievo
ore 16,20-17,00 Discussione

VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2013
La cava della Lucerna e la Vena del Gesso Romagnola
ore 9,00 – Chiara Guarnieri
Indicatori relativi allo sfruttamento della cava della Lucerna: segni estrattivi e materiali archeologici
ore 9,20 – Susy D’Amato, Chiara Guarnieri, Monica Miari, Claudia Tempesta, Claudio Negrelli, Maria Teresa Pellicioni
Indagini archeologiche territoriali nell’area del Parco della Vena del Gesso
ore 9,40 – Chiara Guarnieri, Elisa Brighi, Claudia Tempesta, Maria Teresa Gulinelli
L’edificio di età romana di Cà Carnè
ore 9,40-10,00 Discussione
ore 10,00-10,40 Pausa caffè

Il lapis specularis: rinvenimenti di manufatti nel mondo romano
ore 10,40 – Mariastella Pisapia, Vega Ingravallo
Trasparenze antiche nelle città vesuviane: frammenti di lapis specularis da Pompei e da Ercolano
ore 11,00 – Chiara Guarnieri
Rinvenimenti di manufatti in lapis specularis nelle Provincie Romane
ore 11,20-11,40 Discussione
ore 12,00-12,30 Proiezione filmati
Lapis specularis. Mineria en Hispania di María José Bernárdez Gómez, Juan Carlos Guisado di Monti (7 minuti)
Lapis specularis: la luminosa trasparenza del gesso di Danilo Demaria. Elisa Tinti, Francesco Grazioli (11 minuti)
ore 12,30-14,30 Pranzo

La Vena del Gesso romagnola tra natura e cultura
ore 14,30 – Massimiliano Costa
Il Parco della Vena del Gesso Romagnola
ore 14,50 – Stefano Marabini
La Vena del Gesso Romagnola: nata dal mare e modellata dai fiumi
ore 15,10 – Stefano Piastra
L’attività estrattiva nella Vena del Gesso romagnola. Aspetti paesistici, socio-economici e culturali di una vocazione di lungo periodo
ore 15,30 – Stefano Lugli
Origine e giacitura dei cristalli di lapis specularis nell’area mediterranea
ore 15,50 – Andrea Benassi
Sub specie specularis: osservazioni sul rapporto tra valore d’uso e valore rituale del lapis specularis

Le prospettive per il futuro
ore 16,10 – María José Bernárdez Gómez, Juan Carlos Guisado di Monti, Massimiliano Costa, Chiara Guarnieri
El proyecto Lapis Specularis: una perspectiva europea
ore 16,30-17,10 Discussione

Comunicato stampa a cura di Carla Conti, Ufficio stampa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Via Belle Arti n. 52, 40126 Bologna – tel. 051.223773 – 220675 – 224402 – fax 051.227170
e-mail: sba-ero.stampa@beniculturali.it