Tag: Speleo Club Saluzzo F. Costa
Posted by: operaipogea | on Ottobre 29, 2017
“Ciao, sono Maurilio, faccio parte dello Speleo Club Saluzzo, abbiamo sempre svolto attività in grotte carsiche, ma sabato scorso ci è capitato di esplorare un pozzo artesiano…”.
“Si, certo – gli rispondo – le cavità artificiali uno non se le cerca, di solito ci inciampiamo nel corso dell’attività e poi capita di rimanerne affascinati”.
Sabato 21 ottobre 2017, a Villar San Costanzo (Cuneo), nel giardino della Locanda “I Gelsi” lo Speleo Club Saluzzo F. Costa CAI Monviso ha intrapreso la sua prima esplorazione in cavità artificiali. I proprietari della locanda discorrevano da tempo con Maurilio Chiri “Nonno Brinu” della possibilità di calarsi per esplorare il pozzo e dopo una prima prospezione dall’esterno, condotta con l’ausilio di una telecamera, due squadre di speleologi si sono alternate nell’esplorazione vera e propria che è stata condotta con il supporto di tecnici specializzati in lavori su corda e ambienti confinati, verificando costantemente la qualità dell’aria durante la discesa.
Si tratta di un pozzo della profondità di 71,5 metri e diametro di 96-112 centimetri, con buona probabilità un pozzo-cisterna funzionale ad attingere e conservare l’acqua potabile o utilizzata per scopi irrigui prima della realizzazione del vicino Canale Comelia, che riceve acque dal torrente Maira e grazie al quale nel XV secolo venivano alimentati anche i mulini.
Dalle verifiche speleologiche eseguite il pozzo presenta nei primi 18 metri dalla vera un rivestimento in pietre e mattoni (non riscontrati segni di alloggiamento travi di sostegno), i successivi 12 metri risultano scavati nel conglomerato sedimentario al quale fa seguito un imponente strato di roccia viva (granito) sulla quale sono ancora ben visibili i segni dello scalpello. Verso il fondo riappare il conglomerato e un rivestimento terminale in muratura sostenuta da supporti in legno ormai degradato.
Oltre alla particolarità del rivestimento, che sarà analizzato nel dettaglio per comprendere l’alternanza di strati permeabili ed impermeabili, va sottolineato che il piano di scorrimento del torrente Maira si troverebbe 30 metri più in alto rispetto al fondo del pozzo. Lo studio proseguirà con l’analisi dei frammenti di malta prelevati dall’interno del pozzo e con studi bibliografici che possano consentire un inquadramento storico della imponente struttura. Ci auguriamo che al termine dello studio i risultati vengano pubblicati su questa rivista perché l’analisi di questa interessante opera idraulica potrebbe consentire comparazioni con strutture similari.
CG Redazione Opera Ipogea